AEROMEDIA

Aeromedia
corso Giambone 46/18
10135 Torino (Italy)

Addio al Comandante Vignoli

L'11 gennaio 1997 è scomparso a Torino, all'età di novanta anni, il Comandante Ferruccio Vignoli, pioniere dell'aviazione, oltre 20.000 ore di volo e figura carismatica del mondo aeronautico Torinese. Brevettato nel 1924, Vignoli fu pilota collaudatore a Guidonia, pilota da caccia nel 51° Stormo durante la seconda guerra mondiale e, dal 1954, prima istruttore e poi direttore voli dell'Aero Club Torino, fino al 1991, quando fu vittima di un grave incidente di volo.
Il Comandante Vignoli era l'ultimo detentore vivente del record mondiale di distanza, su circuito chiuso, classe C, di km 12.935,770, alla media di 226,195 chilometri all'ora, ottenuto con il trimotore SIAI Marchetti SM.75 PD I-TALO, in un volo iniziato a Guidonia alle ore 5.02 del 30 luglio 1939 e concluso sullo stesso aeroporto il 1° agosto successivo. Compagni di volo, il tenente colonnello Angelo Tondi, il capitano Roberto Dagasso ed il motorista Aldo Stagliani.
Durante la guerra, con il suo Macchi MC.202, riuscì ad abbattere tre Spitfire nel teatro operativo di Malta.
Desideriamo onorare il Comandante, riproponendo una sua testimonianza di vita aeronautica rilasciataci nel 1988.

"Lo SVA mi piaceva perchè era bello, era acrobatico ed era..l'aereo di d'Annunzio" così esordisce il Comandante Ferruccio Vignoli a chi gli chiede di parlare dello storico biplano, con il quale ottenne il suo brevetto di pilota militare. "Avevo diciannove anni e giungevo a Cinisello, sede della Scuola Aviatori Breda, nell'autunno 1925."
"Con altri sessanta allievi, giovani volontari come me o ufficiali di altre armi, dovevo partecipare ad un intenso ciclo di addestramento teorico e pratico per ottenere l'"aquila" e proseguire poi per il reparto di destinazione. Dopo qualche volo con il tranquillo biposto Aviatik, un inverno particolarmente inclemente ci tenne a terra per parecchi mesi."
"Quando finalmente la neve se ne andò e passammo all'attività di secondo periodo, giunse il momento di volare con lo SVA, l'aereo dei miei sogni giovanili, con quei duecento cavalli che permettevano ogni acrobazia. I voli erano rigidamente programmati e non ci veniva concessa la minima libertà di improvvisare e così mi presi la prima punizione per eccesso di..acrobazia!"
"Per me lo SVA era un buon aereo che però non perdonava certe distrazioni. Ricordo, in quel periodo, un paio di brutti incidenti, a causa di piantate di motore subito dopo il decollo. La virata di rientro troppo brusca, a motore spento, poteva trasformarsi in una improvvisa vite senza scampo, a causa della quota troppo bassa per uscirne."
"Nell'autunno del 1926 ho avuto la mia "aquila" di pilota militare e da quel momento ho pilotato tantissimi tipi altri di aeroplano ma, dopo Cinisello, non ho mai più volato sullo SVA...purtroppo!"

(Aeromedia, giugno 1997)